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img_9670Giulio e Nina, dietro di loro Margherita. Siamo nella seconda metà degli anni 60, Giulio era alla scuola ufficiali di Caserta e Nina scendeva a San Vitaliano per poter incontrare il suo fidanzato. Si sono fotografati sul pozzo del giardino e dietro di loro c’è il sistema di irrigazione antico. I pozzi, a pianta quadrata o rettangolare, scendevano giù una decina di metri, a volte anche di una ventina. L’acqua affiorava già a cinque sei metri di profondità, metri che diventavano due in inverno e sette otto alla fine dell’estate. Nell’area più bassa della piana Ventre di Vacca, laddove fino alla bonifica del 700 c’era la palude, l’acqua durante l’inverno affiorava, qualche volta impediva anche la semina della patate.

 

langegnoLa “ngegne”, così si chiamava in dialetto napoletano il sistema meccanico per tirare l’acqua dai pozzi, fu utilizzata fino agli anni 50, poi arrivarono le pompe a scoppio che andavano a petrolio agricolo. La “ngegne” era una macchina idraulica a energia animale. Attaccata al gioco una vacca, ma poteva essere un asino, un mulo, un cavallo, girava lungo una circonferenza dal diametro di una decina di metri; il moto rotatorio era trasmesso a una ruota dentata ad asse verticale che a sua volta lo trasmetteva ad un’altra a cui era calettato un tamburo che ospitava i recipienti che trasportavano l’acqua. Questi recipienti potevano essere di varie forme, nel Ventre di Vacca si usava la forma semicilindrica, “ ‘e casciulelle”. ‘E casciulelle erano collegate l’una all’altra da sbarre di ferro snodate formando così una catena tanto lunga da raggiungere l’acqua nel fondo del pozzo. Quando l’acqua si abbassava si aggiungevano altre casciulelle. Una casciulella conteneva dai 10 ai 20 litri di acqua. Un bambino, o un anziano, restava ai bordi del cerchio con un “vinghio”, un ramo di salice, con il quale teneva svelto il passo dell’animale. In genere sul lato esterno della circonferenza c’era una corona d’alberi che creava il fresco per le persone e per gli animali. Negli anni 60 avevamo ancora una ngegne operante nel pozzo del “giardino” davanti casa. Il giardino era di un migliaio di mq, dunque un piccolo appezzamento che si innaffiava bene con flussi d’acqua di bassa portata come quello della ngegne. Il giardino nel napoletano era un orto dove insieme agli ortaggi si coltivavano anche fiori. Il nostro garantiva una produzione maggiore del fabbisogno familiare, così qualche vicino di casa veniva a comprare pomodori, melanzane, peperoni, fagiolini, insalate, cicoria, asparagi, e anche fichi, cachi, prugne, …. Forse un’altra immagine che ho di mio nonno è di lui col vinghio in mano che frusta la vacca al gioco.

La terra nera della rena del Vesuvio era la ricchezza del Ventre di Vacca, lo sapevano bene i contadini, non gliene è fregato niente agli industriali e agli speculatori, poi anche i contadini dimenticarono e con la terra morente vendettero i pozzi alla camorra, che li usò per interrare i rifiuti tossici dei padroni puliti del nord. Oggi la terra non produce più e neanche l’acqua può essere utilizzata.