F_09


Maria e Agostino prima di partire per il viaggio di nozze.
Non hanno foto del loro matrimonio, il fotografo ebbe un incidente e non poté essere presente alla cerimonia. E’ una foto di piccolo formato, di quelle stampate a contatto, e ha la parte alta di sinistra più chiara, un errore di sviluppo del negativo o di esposizione della carta in fase di stampa.
Sono a via Ariosto ed è il mese di ottobre del 1946. La strada basolata finiva con l’ultima abitazione sita sul lato destro immediatamente dopo la Chiesa dell’Immacolata. Dopo cominciava una carrareccia in terra battuta e segnata dai profondi solchi dei carri che portava alla 7 bis, la Nazionale delle Puglie, la via Appia romana. Alla loro sinistra c’è una siepe, il terreno dietro la siepe lo coltivava la famiglia Spiezia, “zì n’donio o’ priore”, il contadino colto che la sera sedeva sulla seggiola davanti casa, inforcava gli occhiali, accendeva la pipa di terracotta e leggeva l’Ariosto o il Tasso Ancora nei primi anni 50 in quel campo si coltivava la canapa, una coltivazione massicciamente imposta da Mussolini durante il periodo dell’autarchia. A destra il fosso, dietro il fosso il filare di noci del terreno Maddaloni, “Don Enrico l’avvocato”. Il fosso raccoglieva le acque piovane della via Ariosto. Quando pioveva a destra e a sinistra della parte basolata scendevano due rivoli d’acqua terrosa che si riversavano nel fosso. I bambini si affrettavano a costruire barche strappando fogli di quaderno, poggiavano le barche nei rivoli e le seguivano fino a quando non si infilavano nell’apertura del muro e spuntavano nel fosso. Su quel muro, che nella foto non si vedesi andava a scannare polli , anatre, colombi e conigli, si spennavano, si scuoiavano, si buttavano le viscere nel fosso. La sera ci si andava a sedere per conversare, davanti il sole calava sulla piana che portava al mare.
Maria e Agostino certamente stanno eseguendo una scelta del fotografo, ciò nonostante il loro camminare è disinvolto e naturale. Il contrasto tra le loro scarpe lucide e la polvere che stanno calpestando esalta l’eleganza del loro vestire. La foto in bianco e nero rende difficile immaginare i colori, ma Agostino indossa un vestito nero, forse anche Maria, però le sue scarpe sono più chiare, potrebbero beige o grigie. Erano contadini, avevano le mani grosse e callose, anche i piedi avevano la pianta indurita dal camminare scalzi, in una foto del viaggio di nozze, hanno le mani inguainate dai guanti, la moda di allora li esigeva ma in questo caso servivano anche a nasconderle. Forse quei piedi costretti nelle scarpe stavano soffrendo e non vedevano l’ora di liberarsene ma foto restituisce tutt’altro e per questo mi piace. Mi piace perché coglie il contrasto tra paesaggio e protagonisti dove il paesaggio rappresenta la realtà e i protagonisti rappresentano le loro aspirazioni, come stessero dicendo: nonostante tutto noi vogliamo essere belli e eleganti, come fossimo dei signori. Lo erano anche se non lo sapevano.