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La foto è del 1968, io sono sulle spalle di Filippo un amico che in quegli anni, come me, campeggiava a Paestum. La foto fu scattata con una di quelle macchinette di cartoncino e plastica, fuoco fisso e negativo da 8 mm, questo per dire che la qualità era bassa, il tempo poi l’ha anche peggiorata. La spiaggia di sabbia chiara era molto ampia, il mare celeste aperto alle correnti e alle tempeste, a destra del lido che fa da sfondo alla foto c’era la pineta del campeggio libero. In quegli anni la strada per arrivarci era bianca e correva tra un recinto di filo spinato a sinistra e a destra. A sinistra chiudeva la pineta, a destra l’area archeologica, quella dei templi greci di Paestum. Non c’erano trasporti e noi alla Torre di Paestum, il nucleo abitato più vicino, ci andavamo a piedi, lì c’erano un alimentari e una fontana di acqua potabile. Ogni tanto ci passavamo la serata perché c’era un locale con musica dal vivo, noi partecipavamo sentendo la musica da fuori. In genere ci arrivavamo percorrendo i due chilometri di strada polverosa ma qualche volta passavamo per la spiaggia, il percorso era più lungo e faticoso ma anche molto più bello. Quando si doveva fare la spesa o riempire le taniche di acqua potabile ci servivamo di una bici senza parafanghi e con un sol freno funzionante.
A iniziare il campeggio in quella pineta fu il parroco del paese, e fu sempre lui che comprò una tenda circolare US Army utilizzata come ospedale da campo nella seconda guerra mondiale. Poteva ospitare trentadue persone a terra o sedici in brande. La tenda aveva un palo centrale di ferro lungo cinque metri, si componeva di due semi coni che poi venivano congiunti in loco, il diametro alla base era di dodici metri, per trasportarla si affittava un camion. Sul camion oltre la tenda si caricavano patate, pasta, pomodori, pentole, taniche, tavolo, sedie, reti, materassi, bici, … e noi stessi. La tenda si montava a giugno e si smontava alla fine di agosto. La pineta era di rimboschimento, i pini allineati in filari partivano dalla foce del Sele e arrivavano fino all’inizio dell’innalzamento della costa verso Acropoli, così la prima volta, per poter installare una tenda così grande, fu abbattuto un pino marittimo. La permanenza degli ospiti variava da una settimana a un mese, i gruppi si alternavano e anche se ci si conosceva un po’ tutti qualche volta la compagnia non era tanto socievole. A una cinquantina di metri dalla tenda scorreva un corso di acqua limpida e fresca, era la nostra doccia, ce ne servivamo per bagnarci alla fine delle giornata così da sciogliere la salsedine, ma era anche l’acqua corrente per lavare piatti e panni. Era inquinata?, forse, ma nessuno si ammalò di malattie infettive. Allora il mare e il fiume erano pieno di pesci, perfino la pineta al nostro arrivo poteva presentarsi come una riserva ittica. Il litorale della zona aveva una duna appena accennata, duna che le mareggiate invernali e primaverili potevano superare facilmente, o forse era il fiumicello che esondava durante le piene, fatto è che la pineta ne veniva inondata, le acque non riuscivano a defluire del tutto e si creava uno stagno con pesci, anguille, tartarughe di mare, … un paio di volte, al nostro arrivo a giugno, la parte più bassa della pineta era ancora sommersa da dieci-venti centimetri di acqua, pescammo con le mani e la sera frittura e grigliata per noi e per gli altri campeggiatori, che poi non erano più numerosi delle dita delle mani.
La strada bianca finiva a un bar ristorante, una trentina di cabine, uno spiazzo cementato che di notte diventava pista da ballo. Lo chiamavamo il lido di Enea dal nome del suo proprietario, un tipo smilzo di capelli chiari e pelle ambrata dal sole. Enea aveva capelli all’indietro con fila laterale, le labbra segnate da baffi sottili ed era sempre in pantaloncini corti, quando serviva ai tavoli però sui pantaloncini indossava una camicia bianca. Nella gestione del locale era aiutato dalla moglie, da una figlia prossima all’adolescenza e un giovane bagnino. Enea era sempre accigliato, si arrabbiava facilmente, non l’ho mai visto sorridere, forse gli andavano male gli affari, o forse si annoiava. Anche noi. Si, perché arrivavamo con tante velleità che finivamo per rimane delusi, aspettavamo qualcosa di straordinario che non veniva, non che non accadesse proprio nulla, la cosa straordinaria che non accadde mai fu il grande amore da vacanza estiva dei film canterini degli anni 60.
Da Enea la sera si ballava con il jukebox, cinquanta lire due canzoni. Storielle estive ce ne furono, ma erano dei rimedi, tanto per fare qualcosa. Io ne ebbi una con una ragazza di cui non ricordo il nome, però ricordo le tette, perché erano così grosse che non riuscivo ad abbracciarla, la sentivo distante, anzi inavvicinabile, forse anche lei ne soffriva.
Ero in un momento di passaggio, quella primavera avevo partecipato alle prime lotte studentesche, lo sguardo leggero cominciava a diventare critico e rabbioso, non ero politicizzato ma presto lo sarei stato e il ballo sarebbe diventato un’abitudine borghese da abolire.
Ma nell’estate del 68 ballammo, su quella pista di cemento, sotto un cielo di stelle, con la luna che calava sul mare noi ballammo tutte le sere i successi del momento, … Delilah di Tom Jones, Simon says dei 1910 Fruitgum Co., La Bambola di Patty Pravo, Ho Scritto t’amo sulla sabbia di Franco I e Franco IV, Luglio di Riccardo Del Turco, Il Volto della vita di Caterina Caselli, Canzone di Don Backy, Love is blue di Paul Mauriat, Zum zum zum di Mina, L’Ora dell’amore de I Camaleonti, Affida una lacrima al vento di Adamo, Cinque minuti e poi di Maurizio, Rain and Tears degli Aphrodite’s Child, Hei Jude dei Beatles, Azzurro di Adriano Celentano, …..
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She was my woman, as she decieved me I watched and went out of my mind, my, my, my, Delilah
.. si io ti amavo, tu eri la mia regina ed io il tuo re, mai, mai, mai Delilah …
Throw your hands in the sky, .. Bo bo bo bo bo ….
… batti in aria le mani, e poi falle vibrar, se fai come simone, non puoi certo sbagliar, ..
… Tu mi fai girar, tu mi fai girar come fossi una bambola …
… Ho scritto t’amo sulla sabbia e il vento a poco a poco se l’è portato via con se ….
…Luglio col bene che ti voglio vedrai non finirà, ai ai ai ai ….
… Io di notte sono qui ma la mente mia dov’è, corre dietro dei ricordi, chi la fermerà,..
… Nel piu bel sogno ci sei solamente tu, sei come un ombra che non tornerà mai più,…
… Blue, blue, love is blue, blu come il ciel, blu come il mar,…
… La canzone che mi passa per la testa, .. di sicuro so soltanto che fa, zum zum zum zum zum zum …
…Da molto tempo questa stanza ha le persiane chiuse, non entra la luce qui dentro il sole è uno straniero, …
… Affida una lacrima al vento, e spero la porti con se, …
… Cinque minuti tra noi, quanto dolore mi dai …
… Rain and tears are the same but in the sun you’ve got to play the game …
… Hey Jude, don’t be afraid, you were made to go out and get her,….
… Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me, mi accorgo di non avere più risorse senza di te, e allora io quasi quasi prendo il treno e vengo, vengo da te, ….